Commentò libri di antica medicina greca, e in particolare opere di Galeno. Il suo Commentario dell’Ars Parva di Galeno fu più tardi tradotta da Gherardo da Cremona. È anche noto per la sua osservazione della supernovaSN 1006 nell'anno 1006.[1] Tale descrizione è all'interno del suo Commentario sull'opera di Claudio Tolomeo nota come Tetrabiblos.
Fu in seguito ampiamente ricordato come Haly, o Haly Abenrudian. Secondo A. C. Crombie[2] contribuì anche alla teoria dell'induzione. Fu impegnato in una celebre polemica scientifica contro un altro medico, Ibn Butlan,[3] ma in realtà il suo carattere lo portò spesso a polemizzare animosamente con altri scienziati, del passato e contemporanei, come Hunayn ibn Ishaq, al-Rāzī, il tunisino Ibn al-Jazzār e Ibn al-Ṭayyib.[4]
Opere
Un commentario sul Tetrabiblos di Claudio Tolomeo (lo pseudo-tolemaico Centiloquio e i suoi Commentari, spesso attribuiti a lui sono invece più probabilmente da attribuire ad Ahmad ibn Yusuf ibn al-Daya)
De revolutionibus nativitatum, edito da Luca Gaurico, stampato a Venezia (1524)
Tractatus de cometarum significationibus per xii signa zodiaci, stampato a Norimberga (1563)
Estratti (perduti in greco) dei commenti di Galeno al De humoribus e al De alimento di Ippocrate (manoscritto di Cambridge Dd. 12.1). Negli estratti al commento pseudogalenico al De natura pueri ippocratico ricorda di aver visto un bambino barbuto e peloso in Egitto nell'anno 426 dell'Egira (1034).
^J. Schacht e M. Meyerhof, The medico-philosophical controversy between Ibn Butlan of Baghdad and Ibn Ridwan of Cairo, Cairo, Egyptian University, 1937.
^Ibn Abi Uṣaybiʿa, ʿUyūn al-anbāʾ, II, pp. 99-105.
Margaret Donsbach, The Scholar's Supernova, in Saudi Aramco World, luglio/agosto 2006. URL consultato il 4 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2009).