Alberto La Rocca (Sora, 12 giugno 1924[1] – Fiesole, 12 agosto 1944[1]) è stato un carabiniere italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Biografia
Cresciuto in una famiglia numerosa, con undici figli, si dedicò alla cura dei campi durante la sua gioventù, ricevendo un'educazione limitata come era comune in quell'epoca rurale. L'arruolamento nei Carabinieri rappresentò per lui e per la sua famiglia un'opportunità di avanzamento sociale.
Nel 1943 scelse di arruolarsi come volontario nella legione allievi Carabinieri di Roma, e nel giugno dello stesso anno divenne carabiniere effettivo, venendo destinato a Fiesole. Dopo l'8 settembre 1943 rimase in servizio, e allo stesso tempo collaborò clandestinamente con la Resistenza[2].
L'11 agosto 1944 Alberto La Rocca, insieme ai colleghi carabinieri Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, svestì la propria divisa e indossò abiti civili seguendo gli ordini del proprio comandante, lasciando la Caserma con l'obiettivo di unirsi alle brigate partigiane. Scoperti, durante la notte, rifugiati in luogo sicuro, ricevettero la notizia che dieci abitanti di Fiesole sarebbero stati fucilati se i tre carabinieri non si fossero consegnati ai tedeschi. E i tre così fecero, sacrificando le proprie vite pur di salvare i civili dalla fucilazione[3].
Alberto La Rocca è il più giovane dei tre carabinieri cosiddetti "martiri di Fiesole" (assieme a Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti) che, con il loro senso d'altruismo, caddero sotto i colpi di un plotone d'esecuzione tedesco pur di salvare dieci ostaggi in mano al nemico.
Di La Rocca, Marandola e Sbarretti è ancora vivo il ricordo a Fiesole, dove alla loro memoria è stato eretto un monumento. Alla memoria di La Rocca sono state intitolate la Caserma dei Carabinieri di Badia a Settimo
.[4] le Caserma del Comando Compagnia Carabinieri di Sulmona[5] e di Sora, suo paese natale.
Inoltre al carabiniere Alberto La Rocca sono stati intitolato il centoquarantesimo corso per allievi carabinieri e il centosettantacinquesimo corso per allievi carabinieri ausiliari.
Onorificenze
«Durante la dominazione nazifascista, teneva salda la tradizione di fedeltà alla Patria, prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione e partecipando con grave rischio personale all'attività del fronte clandestino. Pochi giorni prima della liberazione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi, si accingeva ad attraversare la linea di combattimento per unirsi ai patrioti, veniva informato che il Comando germanico aveva deciso di fucilare dieci ostaggi nel caso che egli non si fosse presentato al comando stesso entro poche ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanze la subiva perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plotone d'esecuzione tedesco e, al grido di «Viva l'Italia!», pagava con la sua vita il sublime atto di altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili.»
— Fiesole, 12 agosto 1944
[6].
Note
Collegamenti esterni