Ahmad al-Shara'
ʿAḥmad Ḥusayn al-Sharaʿ, noto anche con il nome di battaglia Abū Muḥammad al-Jawlānī o più semplicemente al-Jolani (in arabo أحمد حسين الشرع?, ʿAḥmad Ḥusayn al-Sharaʿ; Riyad, 5 maggio 1982), è un terrorista e militare siriano, leader di Hayʼat Taḥrīr al-Shām. Nato in una famiglia laica e borghese originaria del Golan, al-Sharaʿ si radicalizzò a partire dai primi anni 2000. Nel 2003 si unì ad al-Qāʿida in Iraq, che in seguito confluì nello Stato Islamico in Iraq. Nel 2011, su ordine del comandante dello Stato Islamico Abū Bakr al-Baghdādī, al-Sharaʿ fu inviato in Siria per creare il Fronte al-Nuṣra, con l'obiettivo di combattere il regime di Baššār al-Aṣad. Nel 2013 al-Sharaʿ si separò da al-Baghdādī, per associarsi ad Ayman al-Ẓawāhiri, leader di al-Qāʿida. Nel 2016 il Fronte al-Nuṣra si separò al-Qāʿida e cambiò nome in Jabhat Fatḥ al-Shām, e nel 2017 confluì insieme ad altre formazioni islamiste in Taḥrīr al-Shām e dette impulso alla fondazione del Governo di Salvezza Siriano. Da allora al-Sharaʿ ha adottato posizioni più moderate e inclusive. Nel novembre 2024 al-Sharaʿ ha guidato l'offensiva che, dalla regione di Idlib, ha portato al collasso dell'esercito siriano e alla caduta del regime di Assad in soli dodici giorni. Il 21 dicembre 2024 è stata abolita la taglia di 10 milioni di dollari imposta su di lui quattro anni prima dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America per informazioni che avessero portato alla sua cattura.[2] Già il 16 maggio 2013 al-Julani era stato infatti qualificato come "terrorista" dallo stesso Dipartimento di Stato americano.[3] BiografiaOrigini e gioventùAḥmad nacque nel 1982 a Riad, in Arabia Saudita, da un'antica famiglia notabile siriana originaria di Fiq, nelle alture del Golan.[4] La famiglia abbandonò la regione in seguito all'invasione israeliana del 1967. Il padre Ḥusayn al-Sharaʿ, economista e consulente petrolifero, era un convinto nazionalista arabo della sinistra laica di orientamento nasseriano.[1][5] Nel 1989 la famiglia si trasferì a Damasco, nel quartiere benestante di al-Mizza; Aḥmad crebbe quindi in una famiglia di classe media, in un ambiente profondamente laico e liberale.[1] Crescendo, Aḥmad cominciò ad adottare un atteggiamento ribelle; l'amore per una ragazza alauita, non accettato dalle rispettive famiglie, avrebbe acuito il distacco tra Aḥmad e la propria famiglia, portandolo a rigettarne i valori.[6] Ahmad cominciò ad avvicinarsi all'islamismo a partire dai primi anni 2000, in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001, quando cominciò a frequentare le moschee dei quartieri più periferici e marginalizzati di Damasco.[1][6] Dopo aver completato gli studi secondari è entrato nella facoltà di medicina dell'Università di Damasco, dove ha studiato per due anni prima di lasciare il paese per raggiungere l'Iraq durante il suo terzo anno di studi universitari.[7] La guerra in IraqUna volta spostatosi in Iraq per combattere le truppe statunitensi dopo l'invasione dell'Iraq del 2003, rapidamente si mise in mostra nei ranghi di al-Qāʿida, in cui si dice fosse diventato uno stretto collaboratore del giordano Abū Muṣʿab al-Zarqāwī, il leader del gruppo noto come al-Qāʿida in Iraq. Dopo che al-Zarqāwī fu ucciso nel 2006 in un'operazione aerea statunitense, al-Jūlānī abbandonò l'Iraq, risiedendo per un breve periodo in Libano, dove offrì supporto logistico al gruppo militante Jund al-Shām, che abbracciava l'ideologia di al-Qāʿida. Tornò ancora in Iraq per continuare la lotta armata ma fu arrestato dai militari statunitensi e detenuto a Camp Bucca, alla frontiera iracheno-kuweitina. In quel campo di detenzione, dove i militari USA rinchiudevano migliaia di sospetti militanti, al-Jūlānī insegnò l'arabo classico ad altri prigionieri.[8] Dopo essere stato rilasciato nel 2008 dalla prigione di Camp Bucca, al-Jolani riprese il suo impegno militante, questa volta accanto ad Abū Bakr al-Baghdādī, allora a capo di al-Qāʿida in Iraq. Fu nominato responsabile delle operazioni di al-Qāʿida nella provincia di Mosul, ufficialmente chiamata governatorato di Ninawa (ossia di Ninive).[8] La nisba al-Jūlānī, al-Jōlānī o al-Jawlānī, traslitterata anche al-Joulani o al-Golani,[9] deriva dalle alture del Golan, territorio siriano occupato da Israele fin dal 1967, a seguito della guerra dei sei giorni.[10] Guerra civile sirianaInsurrezione siriana e fondazione di al-NuṣraPoco dopo l'inizio dell'insurrezione siriana contro il regime di Baššār al-Asad, al-Jolani si spostò in territorio siriano e, col pieno sostegno di al-Baghdādī, creò nel gennaio del 2012 l'organizzazione della Jabhat al-Nuṣra, di cui al-Jolani divenne "Emiro generale". Sotto la leadership di al-Jūlānī, al-Nuṣra divenne uno dei più potenti gruppi armati in Siria.[8] Ascesa dello Stato IslamicoAl-Jolani accrebbe il suo ruolo nell'aprile del 2013, allorché respinse un tentativo di al-Baghdādī di porre sotto il proprio controllo il Fronte al-Nusra (cosa che rivelò la profonda spaccatura all'interno della rete globale di al-Qāʿida). Al-Jolani prese decisamente le distanze dalla pretesa di far fondere i due gruppi in un'unica organizzazione chiamata Stato Islamico dell'Iraq e Siria, come annunciato da al-Baghdādī. Dichiarò invece la propria fedeltà direttamente al leader di al-Qāʿida, Ayman al-Ẓawāhirī, che si dice fosse nettamente ostile al progetto di al-Baghdādī di fondere entrambi i gruppi gihadisti, e affermò che il suo gruppo avrebbe mantenuto il suo nome e la sua autonomia. Al-Jolani si dice abbia detto: "Vi informiamo che né il comando di al-Nuṣra, né il suo Consiglio consultivo, né i suoi organizzatori generali, erano a conoscenza di questo annuncio. Esso li raggiunge attraverso i media e se il discorso è autentico, noi però non siamo stati consultati".[11] Nel giugno del 2013, Al Jazeera ha riferito che aveva ricevuto una lettera scritta dal leader di al-Qāʿida, Ayman al-Ẓawāhirī, indirizzata sia ad Abū Bakr al-Baghdādī, sia ad Abū Muḥammad al-Jōlānī, in cui egli esprimeva la propria contrarietà nei confronti della fusione delle due organizzazioni e nominava un suo emissario per controllare lo stato delle relazioni tra loro e metter fine alle tensioni esistenti.[12] Più tardi, in quello stesso mese, fu reso pubblico un audiomessaggio di Abū Bakr al-Baghdādī, in cui egli respingeva le disposizioni di al-Ẓawāhirī e dichiarava che la fusione delle due organizzazioni nello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante procedeva. Seguirono scontri tra al-Nuṣra e ISIS per il controllo del territorio siriano.[13] Malgrado alcune frizioni con i membri dell'Esercito siriano libero, la Jabhat al-Nuṣra di al-Jolani ha operato spesso insieme all'ESL contro le truppe di al-Asad nelle aree contese. Il gruppo è più popolare in Siria rispetto a Dāʿesh, che è in maggioranza composto da combattenti stranieri ed è stato aspramente criticato per la sua brutalità e per aver tentato d'imporre una stretta (e talora innovatrice) interpretazione della Sharīʿa nelle aree sotto il suo controllo. La Jabhat al-Nuṣra, per contro, è composto in massima parte da siriani, molti dei quali hanno combattuto le forze statunitensi in Iraq.[8] Il risorgere di al-NusraIl 27 maggio 2015, nel corso della guerra civile siriana, al-Jolani è stato intervistato a Idlib da Aḥmad Manṣūr, un giornalista dell'emittente qatariota Al Jazeera, tenendo coperto il proprio volto. Egli definì la conferenza di pace Ginevra 2 "una farsa" e accusò la filo-occidentale Coalizione nazionale siriana delle forze dell'opposizione e della rivoluzione di non rappresentare il popolo siriano, e di non poter vantare alcuna presenza reale sul terreno in Siria. Al-Jolani sostenne che al-Nuṣra non aveva piani per attaccare obiettivi occidentali, e che la sua priorità più importante era il combattere il regime siriano, Hezbollah e Dāʿesh. Al-Jolani si crede abbia dichiarato che "il Fronte al-Nuṣra non ha alcun piano per colpire l'Occidente. Noi riceviamo ordini chiari da Ayman al-Ẓawāhirī di non usare la Siria come un trampolino di lancio per attaccare gli USA o l'Europa, per non danneggiare la vera missione contro il regime di al-Asad. Forse al-Qāʿida lo fa, ma non qui in Siria. Le forze di al-Asad ci combattono su un fronte, Ḥezbollāh su un altro e ISIS su un terzo fronte. Si tratta solo di reciproco interesse".[14] Interrogato sui piani di al-Nuṣra sulla Siria del dopoguerra, al-Jolani ha dichiarato che, una volta terminato il conflitto, tutte le fazioni nel Paese sarebbero state consultate sulla possibilità o meno della "nascita di uno Stato islamico". Ha anche ricordato che al-Nuṣra non avrebbe colpito la minoranza islamica degli alauiti, a dispetto del suo sostegno al regime di al-Asad. "La nostra guerra non è questione di vendetta contro gli alauiti, malgrado il fatto che, per l'Islam, essi siano considerati eretici".[14] Un commento a questa intervista attesta tuttavia che al-Jolani avrebbe anche detto che gli alauiti sarebbero rimasti soli fin quando non avessero abbandonato gli elementi della loro fede che contraddicevano l'Islam, che per al-Jūlānī è quello sunnita salafita. Leader di Hayat Taḥrīr al-ShāmNel 2017 il Fronte al-Nuṣra, dopo diverse vicissitudini, confluisce nel Hayʾat Taḥrīr al-Shām e al-Jolani diviene pertanto leader di tale formazione. Sebbene la nuova formazione abbia dichiarato di essersi "consensualmente separata" dal network di al-Qāʿida, numerosi osservatori sostengono che tali organizzazioni di stampo salafita permangano in stretto legame ma che il gruppo siriano agisca in tal modo auspicando un maggior sostegno internazionale (specialmente da parte della Turchia) e la rimozione da diversi degli elenchi delle organizzazioni terroristiche in cui è inserito. Il 30 novembre 2024, nel corso della offensiva antigovernativa lanciata dal nord-ovest della Siria, è diffusa la notizia della sua morte in un raid aereo governativo, la quale è smentita il 4 dicembre successivo da immagini su canali Telegram che lo mostrano acclamato da una folla all'interno della cittadella storica di Aleppo appena conquistata.[15] Il 21 dicembre 2024, il governo degli Stati Uniti ha abolito la taglia su al-Jolani.[16] Note
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