Adolfo Naldi
Adolfo Naldi (Firenze, 17 ottobre 1886 – Fiesole, 12 agosto 1944) è stato un generale italiano, veterano della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale. Durante la seconda guerra mondiale fu comandante della 29ª Divisione fanteria "Piemonte", con cui prese parte alla campagna di Grecia e, successivamente, all'occupazione italiana del Peloponneso. Decorato di una Medaglia d'argento, due di bronzo e una Croce di guerra al valor militare. BiografiaNacque a Firenze il 17 ottobre 1886, figlio di Raffaele e Isabella Giannetti. Arruolatosi nel Regio Esercito, a partire dal 14 settembre 1906 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena da cui uscì con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di fanteria, il 4 settembre 1908. Con il grado di tenente, ed in forza al 26º Reggimento fanteria "Bergamo", partecipò alla guerra italo-turca, venendo decorato prima Medaglia di bronzo al valore militare[N 1] per i fatti d'arme di Derna avvenuti in data 3 marzo 1912. Combatté durante la prima guerra mondiale, e con il grado di maggiore del 34º Reggimento fanteria addetto presso il comando della 24ª Divisione si distinse durante le fasi di ripiegamento sull'Isonzo dopo la battaglia di Caporetto, venendo decorato con una seconda Medaglia di bronzo al valor militare. Promosso colonnello il 2 settembre 1932, fu comandante in successione della Regia Accademia di Fanteria e Cavalleria a Parma, del 10º Reggimento fanteria "Regina", a Rodi,[1] nelle isole del Dodecaneso, e poi del Distretto militare di Firenze negli anni 1933-1937. Dal 22 maggio 1938, promosso generale di brigata, fu vice comandante della 26ª Divisione fanteria "Assietta" ad Asti.[1] Cessato dalla carica nell'aprile 1939, fu destinato per incarichi speciali prima al comando di Corpo d'armata a Torino poi a quello di Milano.[2] Passo' poi al corpo di Firenze e, dal 10 aprile 1940, al comando della 3 armata con sede a Roma, per incarichi speciali. Dal 15 luglio 1940, quando il Regno d'Italia era entrato nella seconda guerra mondiale, sostituendo il generale Cerio, trasferito ad altra divisione in Libia, fu assegnato al comando della 29ª Divisione fanteria "Piemonte" a Messina, che nel mese settembre trasferì in Albania. Partecipò quindi alla guerra italo-greca, permanendo in territorio occupato anche dopo la resa della Grecia, avvenuta il 23 aprile 1941.[1] Promosso generale di divisione il 1º gennaio 1942, in più occasioni nel 1942-1943 fu comandante interinale dell'VIII Corpo d'armata.[1] Il 15 maggio 1943 (coinvolto in uno scandalo che interessò il vertice dell'11ª Armata) rientrò in Italia, lasciando il comando della Divisione "Piemonte" al generale Rodolfo Torresan, venendo assegnato per incarichi speciali al Ministero della guerra a Roma,[1] dal 5 giugno seguente, dove poi lo colse l'armistizio dell'8 settembre 1943. Sfuggito alla cattura, raggiunse la Toscana, stabilendosi nella sua casa a Fiesole. Qui perse la vita, mentre era alla macchia, il 12 agosto del 1944,[1] nel corso di una rappresaglia compiuta dai nazifascisti dove furono uccisi anche tre giovani carabinieri (Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti). Al termine del secondo conflitto mondiale risultava decorato di una Medaglia d'argento e di una Croce di guerra al valor militare. Onorificenze«Comandante di una divisione di fanteria, durante un ampio ripiegamento, dopo aver organizzato una posizione difensiva arretrata, provvedeva a farla occupare dalla truppe defluenti e premute dal nemico, dando prova di alte capacità professionali e di ferma energia. In unacritica situazione, mentre era in corso una violenta offensiva, assunto il comando di un importante settore divisionale, resisteva tenacemente ai reiterati attacchi del nemico incalzante e manovrando con perizia, energia e decisione, riusciva dopo più giorni di lotta accanita a stroncare ogni velleità dell'avversario, al quale sbarrava definitivamente la via. Fronte greco, 22 novembre 1940-4 marzo 1941.»
«Con calma, fermezza ed energia coadiuvarono efficacemente il comandante della compagnia nel difendere tenacemente la batteria da montagna, cui il reparto era di scorta, riuscendo a salvare i pezzi di una sezione rimasta senza personale. Derna, 3 marzo 1912.»
«A disposizione di un comando di divisione, ed incaricato di dirigere l'operazione del brillamento sicuro e tempestivo di un gruppo di ponti sull'Isonzo dopo il ripiegamento delle nostre truppe premute dall'avversario, sotto l'intenso fuoco di fucileria nemica effettuava con felice scelta del momento, il compito affidatogli, contenendo col dipendente personale reparti avversari che già si affacciavano ai ponti. Solcano-Foce Val Pennina (Gorizia), 28 ottobre 1917.»
«Comandante di divisione di fanteria, nel primo periodo delle operazioni nel Korciano, si recava frequentemente in linea per controllare l'efficienza dell'organizzazione difensiva ed incitava i suoi reparti alla resistenza. Quale comandante poi di uno dei settori più esposti, dava ripetute prove di sprezzo del pericolo e di sereno coraggio. Settore Korciano (fronte greco-albanese), 28 ottobre-16 novembre 1940»
— Regio Decreto 4 febbraio 1942[3]
NoteAnnotazioni
Fonti
Collegamenti esterni
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