Śūraṃgama samādhi sūtraIl Śūraṃgama samādhi sūtra ( cinese: 首楞嚴三昧經 Shŏulèngyán sānmèi jīng; giapponese: Shuryōgon sanmaikyō; coreano: 수능엄삼매경 Surŭngŏm sammaegyŏng; vietnamita: Thủ-lăng-nghiêm-tam-muội kinh; tibetano: ḥPhags-pa dPaḥ-bar ḥgro-baḥi tiṅ-ṅe-ḥdzin ces-bya-ba theg-pa-chen-poḥi mdo; mancese: Fucihi nomulaha akdun yabungga samadi nomun) è un sūtra del Buddismo Mahāyāna della tradizione Madhyamaka considerato complementare al Vimalakīrti Nirdeśa sūtra. Nel Canone cinese il Śūraṃgamasamādhi sūtra è conservato nel Jīngjíbù (T.D. 642) e non va confuso con il quasi omonimo, ma probabilmente si tratta di un apocrifo cinese, Śūraṃgama sūtra (首楞嚴經, Shǒulèngyán jīng, conservato nel Mìjiàobù, T.D. 975) che ebbe popolarità in Cina presso la tradizione Chán. Di questo sūtra di indubbia origine indiana conserviamo in sanscrito due citazioni riportate nel Śikṣāmuccaya di Śāntideva e alcuni frammenti in khotanese recentemente rinvenuti nello Xinjiang. Il titoloIl titolo del sūtra è stato oggetto di numerose diatribe tra orientalisti data la difficoltà di interpretazione fino al 1956 quando Étienne Lamotte stabilì che Śūraṃgamasamādhi può essere inteso come un composto attributivo i cui membri sono in casi diversi una volta sciolto, in cui il genitivo ha una funzione di comparazione. Quindi da Śūraṃgamaḥ samādhiḥ si ottiene la traduzione: "la samādhi il cui avanzare è come quello di un eroe", da cui la possibile traduzione del sūtra come "Il Sūtra della concentrazione meditativa del progresso eroico". Le traduzioniLa prima traduzione dal sanscrito al cinese fu opera di Lokakṣema (支婁迦讖 Zhī Lóujiāchèn o 支讖 Zhī Chèn) nel 186, con l'assistenza di tre laici cinesi dato che l'autore non era madrelingua ma di etnia Yuezhi. Due ulteriori traduzioni di autore ignoto furono eseguite nell'area dell'odierno Sichuan tra il 220 e il 265. Tra il 222 e il 229 fu compiuta una revisione della prima traduzione ad opera di Zhī Qiān 支謙 nella città di Wuchang. Già nel sesto secolo tutte le traduzioni anteriori a quella di Kumārajīva erano andate perse. Il dato interessante che emerge, oltre al numero impressionante di traduzioni ad indicazione dell'importanza attribuita a questo sūtra negli ambienti buddisti in Cina, è che gli stessi traduttori sono quasi sempre noti per essere anche autori di traduzioni in cinese del Vimalakīrti Nirdeśa sūtra. La traduzione tibetana avvenne nella primissima fase della diffusione del Buddismo in Tibet, probabilmente tra l'804 e l'817 ad opera dell'indiano Śākyaprabha e del tibetano Ratnarakṣita, autori in coppia di numerose altre traduzioni. La maggiore lunghezza del testo e l'interpolazione di parti in poesia fanno dedurre che il testo sanscrito si fosse arricchito e allungato col tempo, rispetto alla versione precedentemente tradotta in cinese.[2] Il contestoIl Śūraṃgamasamādhi sūtra può essere considerato in relazione agli altri sūtra mahāyāna sia sotto l'aspetto dottrinario che da un punto di vista storico. Nel primo caso si inserisce in quel gruppo di sūtra che trattano della samādhi, tra cui il Pratyutpannabuddhasaṃmukhāvasthitasamādhi (T. 416-419); il Tathāgatajñānamudrāsamādhi (T. 632-633)); il Māyopadmasamādhi (T. 371-372) e il Samādhirāja (T. 639).[3]
Oltre alla data di traduzione in cinese è difficile risalire alla cronologia di stesura dei testi in ambiente indiano. Si può però notare come l'Aṣtasāhasrikā Prajñāpāramitā presenti solo quattro bhūmi, tappe del percorso del bodhisattva, vi si accenni appena in un frammento in khotanese del Vimalakīrtinirdeśa, siano dieci nel Śūraṃgamasamādhi ma privi di nome specifico, mentre nel Pañcaviṃśatisāhasrikā Prajñāpāramitā possiedano ciascuno un nome identificativo. Da ciò si può arguire che la data di stesura segua il processo verso una maggiore complessità e definizione. I Buddha e i bodhisattvaIl fatto che nel Śūraṃgamasamādhi sūtra non venga citato né il Buddha Amithāba né Avalokiteśvara conferma che il culto della Terra Pura fosse alieno alla tradizione Madhyamaka cui il sūtra appartiene. Viene invece citato il Buddha Akṣobhya e il Bodhisattva Mañjuśrī, i cui "Campi di Buddha" corrispondono all'universo Abhirati, così come avviene nel Vimalakīrtinirdeśa. Ancora più significativo è che dallo stesso universo provenga lo stesso bodhisattva Vimalakīrti che compare nel Śūraṃgamasamādhi sūtra col nome di Matyabhimukha. La dottrinaNote
Bibliografia
Altri progetti
|