Nato a Luino, unico figlio del funzionario di dogana Enrico Sereni e di Maria Michelina Colombi, trascorse la giovinezza nella città di confine per poi trasferirsi all'età di dodici anni a Brescia[1]. Per quanto breve, il periodo infantile trascorso a Luino è quello che ha lasciato la traccia maggiore nella sensibilità del poeta, ed i luoghi limitrofi al Lago Maggiore sono fra quelli da cui Sereni trarrà la sua ispirazione poetica più alta[2]. Sereni, che è ricordato come il capostipite della corrente che si rifà alla Linea Lombarda (che prende il nome dall'antologia di poesie che Luciano Anceschi pubblicò nel 1952 a Varese presso l'editore Magenta), ha sempre considerato Brescia come la sua seconda patria: entro i tranquilli confini di questa città presero vita i suoi primi interessi letterari, sorti in seguito alla lettura di un grande poeta del Novecento: Ungaretti.
Il trasferimento a Milano e i primi contatti con gli intellettuali
Ma nel 1933 avviene per il futuro poeta un altro trasferimento, questa volta a Milano; mentre a Luino e a Brescia aveva frequentato il Ginnasio e il Liceo classico Arnaldo, nel capoluogo lombardo si iscrive all'Università, frequentando dapprima la Facoltà di Giurisprudenza ed in seguito quella di Lettere. Nel 1936 si laurea con una tesi su Guido Gozzano[3] che causò, in sede di discussione, un certo movimento. Infatti, mentre il corpo accademico nel sentire le nuove idee espresse dal laureando si dimostrava piuttosto scettico, un gruppo di giovani poeti e artisti (Aligi Sassu, Salvatore Quasimodo e altri), lo applaudiva consenziente.[senza fonte]
A Milano Sereni stringe amicizia con alcuni compagni di studio che hanno i suoi stessi interessi letterari. Tra i primi Luciano Anceschi e in seguito Giancarlo Vigorelli, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto e lo stesso Quasimodo[3]. Gatto e Vigorelli presentano il promettente poeta a Carlo Betocchi che, nel 1937, gli pubblica due poesie (Concerto in giardino e Inverno a Luino) sulla rivista "Il Frontespizio". È questo il primo importante traguardo. Negli anni milanesi Sereni aveva conosciuto altri "compagni di viaggio" ed era nata l'abitudine di incontrarsi quotidianamente.[senza fonte]
La rivista interrompe la pubblicazione il 10 maggio 1940, per trasformarsi in casa editrice, e pubblicherà, nel 1941, la prima edizione di Frontiera e nell'anno seguente la ristampa che porta il titolo di Poesie e che comprende anche altri testi.
L'esperienza della guerra e la prigionia in Algeria
Era intanto scoppiata la seconda guerra mondiale e la notizia del conflitto sorprende Sereni a Modena dove insegna italiano e latino in un liceo[3]. Viene richiamato alle armi con il grado di ufficiale di fanteria e nell'autunno del 1941 è assegnato ad un reparto destinato all'Africa settentrionale: come egli stesso racconta, non arriverà mai a destinazione. Il 24 luglio 1943 viene fatto prigioniero a Paceco, vicino a Trapani, e trascorre due anni di prigionia in Algeria e nell'allora Maroccofrancese, facendo ritorno a casa soltanto a guerra terminata[3].
Il ritorno a Milano: il lavoro alla Pirelli e alla Mondadori
Nell'agosto del 1945 si trasferisce nell'abitazione dei genitori, in via Scarlatti 27, a Milano.[5]
Nel 1947 pubblica Diario d'Algeria.
Nel 1952 Sereni lascia l'insegnamento e sceglie di lavorare presso l'ufficio stampa del servizio propaganda dell'azienda milanese Pirelli,[6] dove rimarrà fino al 1958[7].
Nel 1953 si trasferisce in via Mauro Macchi 35, dove comincia a vivere autonomamente, e poco dopo in via Benedetto Marcello 67.[8]
Nel 1954 viene pubblicata l'opera Una polvere d'anni a Milano, nel 1955 Non sanno d'esser morti e nel 1957 Frammenti di una sconfitta - Diario bolognese. Nel 1956 gli viene assegnato il premio internazionale "Libera Stampa"[9] di Lugano per alcune poesie di cui facevano parte i Frammenti di una sconfitta e raggruppate sotto il titolo Un lungo sonno, silloge rimasta inedita.[10]
Nel 1958 diventa direttore letterario presso la casa editrice Mondadori (presso la quale rimarrà fino al 1975, anno della pensione) e dal 1962 al 1964 è direttore editoriale della rivista "Questo e altro"[7]. Nel 1962 erano intanto stati dati alle stampe Gli immediati dintorni e, nel 1965, Gli strumenti umani; nel 1969 è il primo direttore della collana "I Meridiani" di Mondadori; nel 1972 vince il Premio Feltrinelli per la Poesia, conferito dall'Accademia dei Lincei.[11]
Nell'ottobre 1967 si trasferisce in via Paravia 37, avvicinandosi allo stadio di San Siro: appassionato di calcio e tifoso di lungo corso dell'Inter, Sereni dedicò alcune delle sue poesie anche alla squadra nerazzurra.[12]
Il 10 febbraio 1983 muore improvvisamente in conseguenza di un aneurisma. È sepolto a Luino, nella tomba di famiglia. A lui è intitolato il Liceo scientifico di Luino.[18]
Sono usciti postumi nell'ottobre 1983, per desiderio del poeta, Gli immediati dintorni primi e secondi (Il Saggiatore) e nel 1986 Tutte le poesie (Mondadori), a cura della figlia Maria Teresa. Nel novembre dello stesso anno Dante Isella raccoglie con il titolo Senza l'onore delle armi (Scheiwiller), cinque prose: La cattura, L'anno quarantatre, L'anno quarantacinque, Ventisei, Le sabbie dell'Algeria.
Nel 1991, coordinato da Dante Isella, si svolge a Luino un convegno di poeti[19] sulla figura di Sereni letterato e intellettuale.[20] Molto diversi tra loro per età e per scelte di poetica, i relatori vedranno pubblicati i loro contributi nel volume Per Vittorio Sereni. Convegno di poeti (Luino, 25-26 maggio 1991)[21].
Nel 1999 è stato inaugurato l'Archivio Vittorio Sereni, grazie all'acquisizione da parte del comune di Luino e della Regione Lombardia del fondo che raccoglie sia i documenti legati alla produzione letteraria del poeta, sia l'ampio carteggio radunato durante gli incarichi editoriali presso Pirelli e Mondadori. In seguito, grazie alla donazione degli eredi di Vittorio Sereni, è stato arricchito di ulteriori carte accumulate durante gli incarichi editoriali.[22][23] L'archivio è ospitato dal 2019 presso il Palazzo Verbania, sul lungolago di Luino. Altre carte dell'autore sono conservate presso il fondo archivistico del Centro Manoscritti dell'Università di Pavia[24]. La documentazione relativa al lavoro come direttore editoriale della Mondadori è custodita presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori[25].
Poetica
Il tifo calcistico
Appassionato di calcio, Vittorio Sereni era un acceso tifoso dell'Inter[26][27] e si recava spesso allo stadio Giuseppe Meazza per assistere alle partite dei nerazzurri[26]. Sono altresì note alcune sue corrispondenze episolari a tema calcistico con il "collega" Pier Paolo Pasolini, sostenitore del Bologna[26][27].
Nella produzione poetica di Vittorio Sereni, spicca anche una lirica dedicata al derby d'Italia, ovvero la sfida tra l'Inter e la Juventus, intitolata Domenica Sportiva con chiaro riferimento all'omonima trasmissione televisiva:
Il verde è sommerso in neroazzurri.
Ma le zebre venute di Piemonte
sormontano riscosse a un hallalì
squillato dietro barriere di folla.
Ne fanno un reame bianconero.
La passione fiorisce fazzoletti
di colore sui petti delle donne.
Giro di meriggio canoro,
ti spezza un trillo estremo.
A porte chiuse sei silenzio d'echi
nella pioggia che tutto cancella.[28]
Quando venne pubblicata la raccolta Frontiera (1941), la poesia di Vittorio Sereni fu paragonata sia a quella del modernismo minore, sotto l'influenza di Ungaretti e Quasimodo, sia alla poesia dell'ermetismo fiorentino, anche se ad un più attento esame la tonalità discorsiva-elegiaca faceva intravedere fin da allora sentimenti, oggetti e situazioni diversamente concreti.[29]
La prigionia e la guerra avrebbero in seguito mutato il suo modo di vedere il mondo, che stava diventando ai suoi occhi sempre più indecifrabile (Diario d'Algeria), e la voce narrante che egli utilizza, insieme agli elementi lessicali arcaizzanti, serve spesso a distanziare la realtà mentre il ritmo, fatto di modulazioni da una strofa all'altra, simboleggia la condizione del prigioniero che è molto simile a quella dello stato umano.[30]
Uno dei libri più impegnativi fra quanti sono stati scritti nel trentennio successivo alla seconda guerra mondiale è Gli strumenti umani. È questa una raccolta di versi dove si descrivono scene di vita cittadina, di ritorno ai luoghi amati della prima giovinezza, di forti amori e affetti contrastanti. Pur essendo lontana dalla forma politica, la poesia di Sereni è viva interprete di alcuni decenni della vita della borghesia italiana nel momento del trapasso alle forme dell'ultimo capitalismo.[31]
Stilisticamente inizia ad allontanarsi dall'oscurità delle prime raccolte e a maturare una voce maggiormente personale.[32]
Medesime tematiche, affrontate con una maggior spinta metafisica,[33] vengono affrontate anche nell'ultima raccolta Stella variabile,[34] in cui si incupisce il tono della sua poesia.[35]
In tutta la sua opera, i versi furono oggetto di importanti spinte verso una dimensione narrativa.[36]
Senza l'onore delle armi, Scheiwiller, Milano 1986
Sentieri di gloria. Note e ragionamenti sulla letteratura, a cura di G. Strazzeri, Mondadori, Milano 1996
La tentazione della prosa, a cura di Giulia Raboni, introduzione di Giovanni Raboni, Mondadori, Milano 1998
Viaggio in Cina, a cura di Emanuela Sartorelli, Via del vento, Pistoia, 2004
Occasioni di lettura. Le relazioni editoriali inedite (1948-1958), a cura di Francesca D'Alessandro, Nino Aragno Editore, Torino 2011.
Lettere
Lettere 1946-1980, con Piero Chiara, a cura di Federico Roncoroni, G. e M. Benincasa, Roma, 1993.
Una lunga amicizia: lettere 1938-1982, con Attilio Bertolucci, a cura di Gabriella Palli Baroni, prefazione di Giovanni Raboni, Garzanti, Milano, 1994.
La giovinezza che non trova scampo: poesie e lettere degli anni trenta, con Antonia Pozzi, a cura di Alessandra Cenni, Scheiwiller, Milano, 1995
Scritture private. Con Fortini e con Giudici, Capannina, Bocca di Magra, 1995.
Un tacito mistero. Il carteggio Vittorio Sereni-Alessandro Parronchi (1941-1982), a cura di Barbara Colli e Giulia Raboni, prefazione di Giovanni Raboni, Feltrinelli, Milano, 2004
Miei cari tutti quanti...: carteggio di Vittorio Sereni con Ferruccio Benzoni e gli amici di Cesenatico, a cura di Dante Isella, San Marco dei Giustiniani, Genova, 2004
Il cerchio imperfetto: lettere 1946-1954, con Umberto Saba, a cura di Cecilia Gibellini, Rosellina Archinto, Milano 2010
Carteggio con Luciano Anceschi. 1935-1983, a cura di Beatrice Carletti, prefazione di Niva Lorenzini, Feltrinelli, Milano, 2013. ISBN 9788807530302.
L'amicizia, il capirsi, la poesia. Lettere 1953-1971, con Niccolò Gallo, Loffredo, Napoli, 2013.
Carteggio (1962-1967), con Paul Celan, a cura di Giovanna Cordibella, Edizioni l'Obliquo, Brescia, 2013. ISBN 9788898003099.
«Carissimo omonimo». Carteggio (1946-1966), con Vittorio Bodini, a cura di Simone Giorgino, Besa muci, Nardò 2016. 2ª ed. 2021, ISBN 978-88-3629-191-5.
Come nasce un poeta. Epistolario fra Vittorio Sereni e Roberto Pazzi negli anni della contestazione (1965-1982), a cura di Federico Migliorati, Minerva Edizioni, Bologna, 2018. ISBN 978-8833240176.
Guillaume Apollinaire, Eravamo da poco intanto nati, Milano, Vanni Scheiwiller, 1980.
Il musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti, Torino, Einaudi, 1981; 2ª ed. con introduzione di Pier Vincenzo Mengaldo, 2001; 3ª ed. il Saggiatore, 2019.
Postume
René Char, Due rive ci vogliono. Quarantasette traduzioni inedite, a cura di Elisa Donzelli, presentazione di Pier Vincenzo Mengaldo, Roma, Donzelli, 2010.
^abNotizia biografica in Vittorio Sereni, Il grande amico. Poesie 1935-1981, Milano, Rizzoli, 1990, p. 28.
^ Giosue Bonfanti, Cronologia, in Vittorio Sereni, Poesie, a cura di Dante Isella, collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 1995, p. CXVII.
^abNotizie biobibliografiche, in Vittorio Sereni, Poesie. Un'antologia per la scuola, a cura di Dante Isella e Clelia Martignoni, Luino, Nastro & Nastro, 1993, p. XV.
^Giovanni Giudici, Vittorio Sereni, Quei versi che restano sempre in noi. Lettere 1955-1982, a cura di Laura Massari, Archinto, Milano, 2021, p. 43n.
^ Matteo Bartocci, Il cuscinetto di Sereni, su il manifesto, 24 agosto 2019. URL consultato il 27 febbraio 2023.
^abGiovanni Giudici, Vittorio Sereni, Quei versi che restano sempre in noi. Lettere 1955-1982, a cura di Laura Massari, Archinto, Milano, 2021, p. 120n.
^Dante Isella, Presentazione, in Vittorio Sereni, Poesie. Un'antologia per la scuola, a cura di Dante Isella e Clelia Martignoni, Luino, Nastro & Nastro, 1993, p. XI.
^Nota biobibliografica, in Vittorio Sereni, Poesie. Un'antologia per la scuola, a cura di Dante Isella e Clelia Martignoni, Luino, Nastro & Nastro, 1993, p. XVII.
^Cfr. l’articolo di Antonio Riccardi, “La poesia e le cose” (PDF), su archivio.unita.news. URL consultato il 6 gennaio 2019., l’Unità, giovedì 11 aprile 1991, p. 27.
^Dante Isella (a cura di), Per Vittorio Sereni. Convegno di poeti (Luino, 25-26 maggio 1991), Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1992, ISBN 978-88-444-1205-0.
^Storia dell'archivio, su archiviovittoriosereni.it, Archivio Vittorio Sereni. URL consultato l'8 giugno 2020.
^Dante Isella, Presentazione, in Vittorio Sereni, Poesie. Un'antologia per la scuola, a cura di Dante Isella e Clelia Martignoni, Luino, Nastro & Nastro, 1993, p. XII.
^Gilberto Lonardi, Introduzione a Vittorio Sereni, Il grande amico. Poesie 1935-1981, Milano, Rizzoli, 1990, pp. 8-11.
^Dante Isella, Presentazione, in Vittorio Sereni, Poesie. Un'antologia per la scuola, a cura di Dante Isella e Clelia Martignoni, Luino, Nastro & Nastro, 1993, p. XIV.