Via Boccacanale di Santo Stefano, a Ferrara, ha origini medievali ed inizialmente non era percorribile come in tempi recenti perché sul suo percorso scorreva un canale.[1][2]
Storia
Verso la fine del X secolo in questa parte della città esisteva un corso d'acqua che oltre a svolgere la funzione di canale di scolo era anche una via di comunicazione fluviale, arrivando a sfociare ne Po.[3] I caratteristici portici che ancora si possono osservare sul lato occidentale anticamente fungevano da punto di approdo e di accesso ai depositi per le merci.
Quando successivamente il canale venne interrato e divenne quindi una via percorribile con mezzi terrestri questa rimase a lungo molto stretta sino a quando col ducato di Alfonso I d'Este, attorno al 1524, fu oggetto di un importante intervento per allargarla e renderla più rettilinea.[1][2]
Origini del nome
Il suo primo nome fu Boccacanale poiché corrispondeva in un tratto all'imboccatura di un antico scorsuro (canale di scolo superficiale prima dell'interramento con il sistema fognario). Prese poi il nome di Santo Stefano per la presenza, nel suo tratto più settentrionale, dell'omonima chiesa.[1]
A sinistra istituto culturale di casa Giorgio Cini. A destra casa natale di Gaetano Ungarelli
Portici sul lato occidentale della via, iniziano subito dopo il mercato coperto, all'incrocio con via Centoversuri, e terminano poco prima dell'incrocio con via capo delle Volte.
Casa natale di Gaetano Ungarelli. Ungarelli fu imprigionato dagli austriaci nella fortezza e condannato a morte nel 1852. In seguito la sua pena venne trasformata in detenzione e, alla sua liberazione, partì volontario con le truppe piemontesi e cadde a Milazzo nel 1860.[7][8]
Gerolamo Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara e Ampliamenti, a cura di Carlo Bassi, Ferrara, 2G Editrice, 2009, ISBN978-8889248218.
Comitato diocesano per il grande giubileo, Ferrara 2000 (a cura di), Guida del pellegrino in terra ferrarese, Milano e Ferrara, Banca Popolare di Milano e Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, 2000.