The End of an Ear
The End of an Ear è l'album di esordio della carriera solista di Robert Wyatt, pubblicato nel 1970. Quando Wyatt lo registrò, era batterista e cantante dei Soft Machine, gruppo britannico di rock progressivo. Le premesseL'album fu concepito nello stesso periodo di Third, definito il capolavoro della band.[1] Si differenzia da esso per il maggior anticonformismo del linguaggio musicale, che fa del disco una calda ed umorale espressione di libertà artistica ed umana, in contrasto con la professionale e seriosa efficienza espressa nella maggior parte di Third.[2] Malgrado il successo che i Soft stavano riscuotendo, Wyatt era insoddisfatto dei rigidi schemi della fusion in cui si stavano isolando[2] e questo lavoro fu il suo primo tentativo di percorrere nuove strade, che lo portò a lasciare il gruppo l'anno successivo. Il discoL'innovativo tentativo di mescolare free jazz, avant-garde rock, progressive e rock psichedelico avvicina The End of an Ear al jazz-rock di Miles Davis e dei Weather Report.[2] Wyatt realizzò l'album provando per diverse ore una serie di suoi assoli di batteria, tastiere, armonica e voce, a cui in seguito sovrappose gli strumenti dei vari ospiti che collaboravano. Il fratellastro Mark Ellidge è presente al piano in tutti i brani assieme a Cyril Ayers alle percussioni, mentre i fiati dei Soft Machine, Mark Charig ed Elton Dean, l'organista dei Caravan David Sinclair ed il contrabbassista Neville Whitehead del sestetto di Keith Tippett compaiono solo in alcuni brani.[3] Lo "schema" con cui è impostato il disco assomiglia a quello di Moon in June, la lunghissima suite di Wyatt presente in Third, esplorazione dadaista delle possibilità del suono, ornata da exploit vocali.[1] I frequenti cambi di ritmo della batteria, che diventa uno strumento solista, contrappuntano i tempi dettati dal contrabbasso e dal pianoforte, usato invece in funzione ritmica, per poi scambiarsi nuovamente tali ruoli.[2] Le parti vocali sono solo vocalizzi senza l'uso di parole. Apre e chiude l'album Las Vegas Tango, reinterpretazione del brano di Gil Evans divisa in due parti. Nel brano, un amalgama di bisbiglii, urla animalesche, vocine e cantilene producono un effetto sorprendente. La voce viene periodicamente frenata dai contrappunti degli altri strumenti, per poi riprendere la scena in un'esplosione di vocalizzi psichedelici, urla dissacranti e anticonformiste.[1] La prima parte è contraddistinta dalla deformazione della voce con distorsori elettronici, mentre nella seconda la voce è condotta a livelli di sperimentazione estremi.[1] Le due parti di Las Vegas Tango sono gli unici brani dell'album non dedicati agli amici di Wyatt. I titoli delle altre tracce sono invece affettuosi omaggi a vari musicisti della scena di Canterbury: al fratellastro Mark, al trombonista Nick Evans, ai Caravan e al flautista Jimmy Hastings (soprannominato Brother Jim), al gruppo The Whole World di Kevin Ayers, e infine a Daevid Allen e Gilli Smyth dei Gong. Altri omaggi vanno alle amiche ed artiste Bridget St John, Carla Bley, Marsha Hunt e Caroline Coon. Quest'ultima l'anno dopo ispirò a Wyatt il testo di O Caroline, il brano che apre il primo album dei Matching Mole, la band che Wyatt formò dopo l'uscita dai Soft Machine.[2] Fra questi brani, che rispecchiano in un alternarsi di originali ritmi musicali le personalità dei personaggi a cui sono dedicati, vanno segnalate le dissonanti e dadaiste To Mark Everywhere e To Caravan and Brother Jim, nonché le estremamente sperimentali To the Old World (Thank You for the Use of Your Body, Goodbye) e To Nick Everyone.[1] PubblicazioneL'album fu pubblicato nel dicembre del 1970 su vinile dalla CBS (64189). La prima edizione su CD fu della Columbia (COL 473005-2) nel 1995.[4] Tracce
Musicisti
Note
Collegamenti esterni
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