La Serie A 1994-1995 è stata la 93ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 63ª a girone unico), disputata tra il 4 settembre 1994 e il 4 giugno 1995 e conclusa con la vittoria della Juventus, al suo ventitreesimo titolo.
È stato il primo torneo della massima serie italiana in cui la vittoria comportava l'assegnazione di tre punti in classifica.[1][2][3] Dopo trentadue anni si riaffacciava alla Serie A il Padova, vincitore dello spareggio contro il Cesena, accompagnando le già promosse Fiorentina, tornata immediatamente in massima divisione dopo la retrocessione del 1993, Bari e Brescia.
Calciomercato
Grandi cambiamenti alla Juventus che, chiusa definitivamente la ventennale epoca bonipertiana, ufficializzò un nuovo assetto dirigenziale con il passaggio di consegne fra Gianni Agnelli e il fratello Umberto nonché il debutto della cosiddetta Triade composta da Luciano Moggi, Antonio Giraudo e l'ex bandieraRoberto Bettega.[4] Fu rivoluzione anche nell'undici titolare, soprattutto in difesa e a centrocampo, con gli arrivi di Ferrara, degli stranieri Deschamps e Sousa[5][6] oltreché del promettente Tacchinardi il quale si ritaglierà un suo spazio.[6] A completare l'opera di rinnovamento, i bianconeri accolsero in panchina l'emergente Marcello Lippi:[7] deciso a sfruttare al meglio la novità dei tre punti a vittoria, il tecnico viareggino varò un offensivo modulo a tre punte con Roberto Baggio, Vialli e Ravanelli, più lo scalpitante Del Piero prima riserva, rendendo la squadra piemontese forte fisicamente e atleticamente.[2][5]
In un'estate priva di acquisti di rilievo, tra le pretendenti al titolo il Milan degli Invincibili, dominatore dell'ultimo triennio nonché fresco vincitore della Champions League, lasciò pressoché immutato l'organico a disposizione di Fabio Capello, eccezion fatta per il ritorno di Gullit dopo un anno alla Sampdoria.[6] Proprio dai doriani l'Inter di Ottavio Bianchi prelevò l'estremo difensore della nazionale italiana, Pagliuca, pagato quindici miliardi comprensivi dei cartellini di due bandiere nerazzurre, Zenga e Ferri, i quali si trasferirono in blucerchiato assieme all'ex giallorosso Mihajlović.[6]
Per la sua lanciata Lazio il patron Cragnotti dirottò Dino Zoff alla presidenza, sostituendolo in panchina con l'emergente Zdeněk Zeman: in una squadra rinforzatasi con gli innesti di Chamot e Rambaudi,[6] il tecnico boemo disegnò un prolifico attacco composto dal tridente Bokšić-Casiraghi-Signori. Sempre più competitivo il rampante Parma di Nevio Scala, che non nascose ambizioni tricolori con gli ingaggi dell'ex juventino Dino Baggio e del portoghese Couto, mentre la Roma di Carlo Mazzone accolse Moriero, lo svedese Thern e l'uruguaiano Fonseca,[6] dando inoltre maggiore spazio a un diciottenne Totti che già lasciava intravedere sprazzi della sua classe.
La Fiorentina di Claudio Ranieri, appena risalita dalla Serie B, poté contare sul confermato Batistuta e su due nuovi acquisti, Márcio Santos, fresco campione del mondo con la Seleção,[8] e il giovane lusitano Rui Costa.[6] Il Torino si rinforzò con Angloma e Pessotto nella retroguardia, e Rizzitelli e Abedi Pelé in avanti, mentre il Napoli, che passerà dopo poche giornate nelle mani della coppia Cané-Boškov, una volta superato il rischio estivo di fallimento societario puntò soprattutto su Carbone e sugli stranieri André Cruz, Boghossian e Rincón.[6]
Il neopromosso Bari affiancò in attacco il colombiano Guerrero ai confermati Protti e Tovalieri, così come si concentrarono sul reparto offensivo anche il Cagliari di Óscar Tabárez, che prelevò Muzzi dalla Roma, e la Cremonese che ottenne dai doriani il prestito di Enrico Chiesa, chiamato alla definitiva affermazione ad alti livelli. Da par suo la Reggiana, oltre al ritorno in granata di Padovano nella sessione autunnale, scommise sul ventenne Oliseh fattosi notare con la Nigeria alla rassegna iridata appena conclusasi in Nordamerica.
Il calciomercato si colorò, infine, di due esotiche novità: il Genoa portò in Liguria Miura, il primo giapponese a calcare i campi della Serie A,[6] mentre il Padova di Mauro Sandreani, riapparso in massima serie dopo trentadue anni, diede una chance al "difensore-chitarrista" Lalas, anche lui messosi in mostra durante il mondiale[6] nonché primo statunitense a venire tesserato da una società italiana.[9]
Avvenimenti
Girone di andata
Il campionato successivo al mondiale statunitense partì il 4 settembre 1994. Le due protagoniste d'inizio stagione furono il Parma di Zola e Asprilla, provinciale ormai assestatasi a solida realtà del calcio anni 90, e la Roma del tandem sudamericano Fonseca-Balbo: le due squadre passarono in testa alla quinta giornata, alternandosi in vetta fino al 30 ottobre, quando la vittoria nello scontro diretto (1-0) permise agli emiliani di tentare la fuga.
Dietro di loro, nel mese di novembre guadagnarono terreno la nuova Juventus di Lippi, in costante crescita dopo l'iniziale rodaggio[1] (comprensivo del gol fantasma subìto nel rovescio di Foggia[10] oltreché dell'impossibilità di vantare i possibili punti del derby di andata, rinviato a gennaio per l'alluvione del Tanaro[11]), accompagnata dalla Lazio di Signori e dalla neopromossa Fiorentina di Batistuta – quest'ultimo capocannoniere al termine della stagione[12] –; proprio l'argentino stabilì il nuovo primato di giornate iniziali consecutive in rete, mettendo a segno 13 gol nei primi undici turni, battendo il precedente record del bolognese Pascutti di 12 reti nelle prime dieci giornate del torneo 1962-1963.[13]
Appena sotto le zone di vertice, appariva invece in crisi d'identità il calcio meneghino: i campioni uscenti del Milan, distratti dalla Champions League nonché da nervosismi interni che, tra gli altri, porteranno Gullit a un precoce ritorno a Genova,[14][15] persero subito terreno; peggio andò all'Inter, peraltro in procinto di passare a torneo in corso dalla proprietà Pellegrini a quella Moratti, e che chiuderà il girone di andata solo pochi punti sopra la zona retrocessione. Sorprese invece il Foggia che non sembrò fin qui patire il dopo-Zeman, stazionando, sotto la nuova guida di Catuzzi nei pressi della zona UEFA.[1]
Sul finire dell'anno solare emersero prepotentemente i bianconeri, i quali, pur privati dell'apporto del loro capitano e numero dieciRoberto Baggio, seriamente infortunatosi il 27 novembre a Padova e destinato a rimanere per cinque mesi lontano dai campi,[2][16] trovarono nel ventenne Del Piero, esploso in poche settimane ai massimi livelli,[17] nonché in un Vialli rigenerato dalla gestione Lippi,[18] due delle pedine su cui puntare per la rincorsa al titolo, assieme alla definitiva affermazione del panzerRavanelli[19] e alla solidità del duo di centrocampo Sousa-Deschamps.[2][5]
Il 4 dicembre, in una delle gare spartiacque della stagione, la Juventus rimontò i viola al Delle Alpi (da 0-2 a 3-2 negli ultimi 20') grazie a un'invenzione allo scadere proprio di Del Piero[20] – un pallonetto al volo rimasto negli annali[21] – mentre sette giorni dopo, grazie alla vittoria nella trasferta capitolina sui biancocelesti (3-4) guadagnò la vetta solitaria,[1] peraltro con una gara da recuperare rispetto alle avversarie. Nonostante il passo falso della settimana seguente contro il Genoa (dettato ancora da un gol fantasma subìto alla scadere[22]) che le costò immediatamente il primato in favore dei ducali, al rientro dalla sosta natalizia il successo al Tardini nello scontro diretto dell'8 gennaio 1995 (1-3) spinse la squadra torinese verso il simbolico titolo d'inverno,[23] incamerato due turni più tardi.
Girone di ritorno
Con l'inizio del girone di ritorno, il 29 gennaio il torneo venne funestato dai fatti di Genova dove, negli scontri tra tifosi genoani e milanisti, fuori dal Marassi venne accoltellato a morte il sostenitore rossoblù Vincenzo Spagnolo: l'episodio provocò la sospensione della partita e una settimana di stop a tutti i campionati nazionali, decisione che tuttavia non risolverà il problema della violenza ultras negli stadi italiani.[24]
Tra febbraio e marzo una spregiudicata Juventus, interpretando meglio delle rivali la nuova regola dei tre punti a vittoria, con un gioco sempre votato all'attacco seppe accumulare un considerevole vantaggio:[1] già il 1º aprile, la vittoria nella classica di Milano (0-2) parve prefigurare l'ormai prossimo passaggio di consegne fra i detentori e i nuovi campioni.[25] Dunque, nelle domeniche successive la squadra di Lippi amministrò il proprio bottino di punti e non risentì troppo di alcune inattese sconfitte, tra cui quelle nelle due stracittadine. La Vecchia Signora conquistò matematicamente lo scudetto il 21 maggio, con due turni di anticipo, battendo nettamente (4-0) nel big match di Torino un ormai sfiduciato Parma. Fu il ventitreesimo titolo nazionale, affermazione che mancava ai piemontesi dalla stagione 1985-1986: un successo dedicato ad Andrea Fortunato,[26][27] promettente terzino bianconero scomparso il precedente 25 aprile, non ancora ventiquattrenne, dopo avere lottato per quasi un anno contro la leucemia.[28][29]
I gialloblù di Scala, comunque appagati dal trionfo di quattro giorni prima nella finale di Coppa UEFA contro gli stessi bianconeri, nelle giornate conclusive si lasciarono platonicamente superare dalla Lazio di Zeman, seconda in graduatoria per differenza reti. Conquistato il diritto a prendere parte alla successiva Champions League, a fine stagione la Juventus fece propria anche la Coppa Italia nell'ennesimo confronto col Parma – un dualismo che assurse a vero e proprio leitmotiv dell'annata calcistica continentale[30] –, lasciando ai ducali lo slot per la partecipazione alla Coppa delle Coppe.
La qualificazione alla Coppa UEFA fu così appannaggio delle due romane e delle due milanesi. L'ultima a ottenere il pass europeo fu l'Inter, in risalita e che, già braccata dal Cagliari, negli ultimi turni faticò a tenere a bada anche un Napoli partito in sordina ma ripresosi alla distanza; i nerazzurri riuscirono a prevalere sulle inseguitrici solo all'ultimo minuto dell'ultima giornata, con un gol di Delvecchio al Padova che andò a escludere proprio i partenopei, cui rimase la magra soddisfazione di essere risultata la seconda migliore squadra del girone di ritorno.
La corsa per la salvezza premiò la Cremonese e il neopromosso Bari, tuttavia calato alla distanza dopo un buon avvio, mentre, pur a fronte di un girone di andata di spessore, un crollo di rendimento nella tornata conclusiva sancì il ritorno in Serie B del Foggia. Rimasero sul fondo della classifica la Reggiana e soprattutto il fanalino di coda Brescia:[1] le rondinelle andarono incontro a una stagione totalmente fallimentare, perdendo consecutivamente gli ultimi quindici incontri di campionato e mettendo assieme appena 12 punti, che uniti a vari altri primati negativi, affibbiarono ai lombardi la poco edificante nomea di peggiore squadra nella storia della Serie A.[31] L'ultima formazione a scendere di categoria fu il Genoa, sconfitto ai tiri di rigore dal Padova nello spareggio di Firenze.[1]
Tre punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti valeva la classifica avulsa, eccetto per l'assegnazione dello scudetto, dei posti salvezza-retrocessione e qualificazione-esclusione dalla Coppa UEFA per i quali era previsto uno spareggio.
* L'asterisco indica che l'incontro è stato rinviato o sospeso e, presente sia in corrispondenza del turno rinviato, che del turno immediatamente successivo al recupero, segnala che nella stessa giornata successiva al recupero, la formazione dispone di un punteggio maggiore. L'asterisco non compare quando la squadra è uscita sconfitta dal recupero (ne in corrispondenza del rinvio, e ne per il recupero stesso).
Classifiche di rendimento
Rendimento andata-ritorno
Andata
Ritorno
Juventus
36
Juventus
37
Parma
35
Napoli
33
Lazio
31
Lazio
32
Milan
28
Milan
32
Roma
28
Inter
31
Fiorentina
27
Roma
31
Sampdoria
25
Parma
28
Foggia
24
Cagliari
27
Bari
23
Sampdoria
25
Torino
23
Cremonese
24
Cagliari
22
Padova
23
Inter
21
Genoa
23
Napoli
18
Torino
22
Cremonese
17
Bari
21
Genoa
17
Fiorentina
20
Padova
17
Foggia
10
Reggiana
12
Reggiana
6
Brescia
9
Brescia
3
Rendimento casa-trasferta
In casa
In trasferta
Parma
43
Juventus
35
Juventus
38
Lazio
25
Lazio
38
Milan
25
Cagliari
36
Roma
23
Roma
36
Bari
22
Milan
35
Inter
22
Fiorentina
33
Parma
20
Sampdoria
33
Napoli
19
Torino
33
Sampdoria
17
Napoli
32
Fiorentina
14
Genoa
30
Cagliari
13
Inter
30
Cremonese
12
Padova
30
Torino
12
Cremonese
29
Genoa
10
Foggia
26
Padova
10
Bari
22
Foggia
8
Reggiana
17
Brescia
2
Brescia
10
Reggiana
1
Primati stagionali
Maggior numero di partite vinte: 23 (Juventus)
Minor numero di partite perse: 7 (Juventus, Parma e Roma)
Massimo dei pareggi: 12 (Napoli)
Minor numero di partite vinte: 2 (Brescia)
Maggior numero di partite perse: 26 (Brescia)
Minimo dei pareggi: 4 (Juventus e Padova)
Miglior attacco: 69 (Lazio)
Miglior difesa 25 (Roma)
Miglior differenza reti: 35 (Lazio)
Peggior attacco: 18 (Brescia)
Peggior difesa: 65 (Brescia)
Peggior differenza reti: −47 (Brescia)
Partita con più reti segnate: Lazio-Fiorentina 8-2 (10)
Partita con maggior scarto di reti: Lazio-Fiorentina 8-2 (6)
Individuali
Classifica dei marcatori
Nel corso del campionato furono segnati complessivamente 733 gol (di cui 31 su autorete e 81 su calcio di rigore) da 192 diversi giocatori, per una media di 2,53 gol a partita.[52] Da segnalare le quadriplette messe a segno da Dejan Savićević in Bari-Milan 3-5 della 16ª giornata e da Pierluigi Casiraghi in Lazio-Fiorentina 8-2 della 22ª giornata.[51] Di seguito, la classifica dei marcatori.[51]
«Alexi Lalas non è stato il primo americano a metter piede nel calcio italiano, "tali" Alfonso Negro e Armando Frigo lo precedettero negli anni Trenta, ma i nomi di costoro, due ex della Fiorentina, parlano chiaro: italo-americani, "paisà" di ritorno, roba nostra. Lalas – cognome che pure tradisce origini greche – è stato il primo americano vero, nel senso dell'immagine che noi italiani si ha dell'America»
^ Fabio Monti, Gullit chiede di andare via dal Milan, in Corriere della Sera, 9 novembre 1994, p. 41 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2014).
^ Fabio Monti, "Qui non resto". E il Milan s'arrende, in Corriere della Sera, 10 novembre 1994, p. 41 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2012).
^ Alberto Costa, Qui Milan: "Baggio è proprio nostro", in Corriere della Sera, 4 luglio 1995, p. 33 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2014).
^ Giancarlo Padovan; Stefano Agresti, La Juventus stravince di misura, in Corriere della Sera, 5 dicembre 1994, p. 38 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2012).
^ Mario Gherarducci, Guerini, il primo licenziato via Tv, in Corriere della Sera, 20 ottobre 1994, p. 43 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2013).
^ Stefano Agresti e Tosatti Giorgio, Rampanti cacciato dopo 2 vittorie, in Corriere della Sera, 23 settembre 1994, p. 43 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2013).
^ Stefano Agresti, Sonetti granata fra i rancori, in Corriere della Sera, 24 settembre 1994, p. 43 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2013).
^Qualificata in quanto finalista perdente contro la Juventus in Coppa Italia.
^Recupero della partita disputata il 29 gennaio e sospesa al 45° per motivi di ordine pubblico sul risultato di 0-0.
^Giornata programmata per il 5 febbraio e posticipata in seguito alla sospensione dei campionati e allo slittamento del calendario per l'uccisione del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo da parte di un tifoso milanista, avvenuta il 29 gennaio.