Pietro Giovanni Marchi nacque da Francesco e da Teresa Silej,[3] secondo di quattro fratelli.[4]
Dalla laurea in medicina alla libera docenza in zoologia e anatomia comparata
Compiuti i primi studi a Firenze, Marchi si iscrisse alla facoltà di medicina della R. Università di Pisa, laureandosi nel 1855. Come medico chirurgo, avrebbe poi esercitato per trent'anni nell'Arcispedale di Santa Maria Nuova, raggiungendo il grado di decano dei medici primari.[5]
Intanto, durante gli anni universitari, aveva anche frequentato per passione i corsi di Storia naturale acquisendo una solida cultura naturalistica che, anche in assenza del titolo legale di studi, gli consentì poi di affermarsi sia in ambito scientifico come zoologo sia in quello professionale come insegnante e come libero docente universitario.[5]
Nel 1861 ottenne, per concorso, il suo primo incarico. Al R. Istituto di studi superiori di Firenze fu nominato dissettore anatomico presso l'Officina delle Cere e aiuto alla Cattedra di zoologia dei Vertebrati del R. Museo di Fisica e Storia naturale.[6] Due anni dopo, divenne dissettore anatomico dei Vertebrati e degli Invertebrati, nello stesso R. Museo, prima presso Il Gabinetto di zoologia dei Vertebrati, diretto allora da Moritz Schiff,[7] e poi presso il Gabinetto di zoologia degli Invertebrati diretto all'epoca da Adolfo Targioni Tozzetti.[8]
Svolse l'incarico di dissettore fino all'estate del 1865 quando chiese ed ottenne un congedo per motivi di studio, essendo vincitore, per concorso, di un posto di perfezionamento in Germania.[9] Così per tutto l'anno accademico 1865-66, approfondì le sue conoscenze naturalistiche sotto la guida di Rudolf Leuckart alla Justus Liebig-Universität di Gießen, di Max Schultze alla Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität di Bonn, di Ernst Haeckel alla Friedrich-Schiller-Universität di Jena ed ebbe inoltre l'opportunità di frequentare altri illustri zoologi quali Anton Dohrn, Matthijs Salverda e Richard Greef.[4]
Tornato in Italia, nel dicembre del 1867 ottenne dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione la qualifica di Professore privato con effetti legali di Zoologia e di anatomia comparata[10] e, già dal marzo a luglio 1869 tenne, nel R. Istituto di studi superiori, un primo corso libero di Elmintologia dell'uomo e degli animali domestici,[11] primo corso del genere in Italia.[12] A questo corso, altri ne seguirono regolarmente, sulla stessa materia o su argomenti diversi di anatomia comparata e di zoologia dei Vertebrati.[13]
L'insegnamento nella scuola secondaria e la direzione del R. Istituto Tecnico Galileo Galilei
All'impegno accademico come libero docente, Marchi affiancò ben presto l'insegnamento nelle scuole superiori. Nel 1866 ottenne la cattedra di Storia naturale nell’Istituto Tecnico di Firenze[4] che, istituto nel 1853[14] come Imperiale Regio Istituto Tecnico Toscano dal Granduca Leopoldo II, era passato nel 1861 alle dipendenze del Ministero dell'agricoltura, dell'industria e del commercio. Nel 1884 Marchi fu nominato preside dello stesso Istituto[15] che, intanto nel 1872 era passato sotto la responsabilità della Provincia e, nel 1883, era stato intitolato a Galileo Galilei.[16][17]
Fin dalla sua istituzione, l'Istituto Tecnico Toscano aveva attribuito una fondamentale importanza alla componente pratica e applicativa nell’insegnamento tecnico-scientifico e si era dotato, già dal 1857, di un Museo Tecnologico, un grande contenitore di strumenti scientifici, reperti, modelli e oggetti vari di supporto all'insegnamento e utili all’apprendimento dei principali processi produttivi.[18]
Come appendice del Museo Tecnologico era stato anche istituito il Gabinetto di Storia naturale che annoverava collezioni naturalistiche di zoologia, botanica, geo-mineralogia e paleontologia utilizzate a fini didattici per facilitare la conoscenza delle materia prime naturali da trasformare in prodotti manifatturieri, con particolare attenzione agli aspetti applicativi sul territorio.[18]
Il Gabinetto di Storia naturale del R. Istituto Tecnico
Quando Marchi inizio la sua attività di insegnamento all'Istituto Tecnico di Firenze, il Gabinetto di Storia naturale era cresciuto in dimensioni, varietà e valenza delle raccolte, comprendendo reperti naturalistici e modelli provenienti, per donazioni e acquisizioni, dai principali produttori, preparatori e nobili collezionisti dell'epoca.[19]
Fu così che nel 1870 Marchi fu incaricato di riordinare tutte le numerose collezioni del Museo tecnologico e del Gabinetto di Storia naturale, con lo scopo di renderle disponibile al nuovo corso di studi. Marchi fu impegnato in questo lavoro per quindici anni.[20] Ma non si limitò alla descrizione, alla catalogazione e al riordino del patrimonio museale esistente. Fin dall'inizio del suo incarico, prima come insegnante e poi come preside, Marchi si adoperò per arricchire le collezioni, potenziandone la funzione didattica e formativa, tanto che nel 1879 il Gabinetto di Storia Naturale acquisì una propria identità istituzionale e, a seguito dello smembramento del Museo Tecnologico, finì anche per inglobare i saggi delle lavorazioni manifatturiere e industriali, che andarono a costituire la nuova “Sala delle Industrie”.[20]
Molte e di grande importanza furono le nuove acquisizioni volute da Marchi come preside dell'Istituto tecnico. Tra le più significative i modelli in cera di organografia vegetale di Egisto Tortori[21] e le sessantasei tavole murali da lui dipinte,[22] le riproduzioni in vetro di Invertebrati di Leopold e Rudolf Blaschka di Dresda,[23] i modelli di funghi in cera di Luigi Calamai,[24] i preparati in alcol di animali marini di Salvatore Lo Bianco della Stazione zoologica Anton Dohrn[25] e l'erbario della marchesa Marianna Paulucci.[26]
Con il collocamento a riposo di Marchi nel 1907[27] ed il subentro alla direzione dell'Istituto Tecnico Galilei di Giacomo Trabucco, le collezioni del Museo Tecnologico e del Gabinetto di Storia naturale furono unificate e andarono a costituire la dotazione museale, ricca allora di oltre quarantacinquemila campioni, del Museo di Storia Naturale e Tecnologico, che sarebbe poi stato gestito dal 1987 dalla Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze.[28]
Nomine, onorificenze e altri riconoscimenti
Marchi ottenne la sua prima onorificenza nel 1860 quando gli venne conferita la medaglia d'argento al valore militare «Per essersi distinto molto con zelo, coraggio ed umanità nell'esercizio delle sue funzioni curando sul campo e sotto il fuoco i feriti»[29] durante la seconda Guerra d'indipendenza italiana, alla quale aveva partecipato come tenente medico di reggimento.[30]
Fece parte, inoltre, di diverse associazioni scientifiche. Fu socio, fin dalla sua fondazione, della Società Entomologica Italiana di cui fu segretario delle corrispondenze dal 1869 al 1892;[33] nel 1863 fu ammesso come socio corrispondente all'Accademia dei Georgofili di cui divenne socio ordinario nel 1864, emerito nel 1885 e membro del Consiglio Accademico dal 1909 al 1918;[34] dal 1863 al 1891 fu socio effettivo della Società Italiana di Scienze Naturali;[35] dal 29 luglio 1867 fu socio corrispondente della Società Filotecnica di Torino[36] e, dal 1868, della Società medico-fisica fiorentina.[37]
Marchi fu l'ultimo direttore, fino al 1893, dell’Officina Ceroplastica Fiorentina e responsabile delle collezioni naturalistiche. Fu vice-segretario nel 1883 del Comitato Bacologico Internazionale presieduto da Louis Pasteur;[38] presidente dell'Accademia Valdarnese del Poggio di Montevarchi dal 1877 al 1879,[39] componente del consiglio accademico della R. Accademia Toscana di arti e Manifatture di Firenze[40] e consigliere della Commissione per il governo e per l'amministrazione del R. Conservatorio femminile delle Stabilite in San Pietro a Monticelli in Firenze dal 1880 al 1882.[41]
In segno di stima, Corrado Parona gli dedicò nel 1887 una nuova specie di tenia, la Taenia marchii e Antonio Porta nel 1910 una nuova specie di acantocefalo, il Corynosoma Marchii.[42]
Attività scientifica
Marchi fu autore di diversi contributi scientifici in vari settori specialistici quali l'elmintologia, la carcinologia e l'entomologia dove, in particolare. è ricordato per i suoi lavori sul baco da seta e le sue malattie.
I primi lavori sul baco da seta
I primi lavori di zoologia di Marchi sono del 1863 e trattano dell'atrofia parassitaria del baco da seta Bombyx mori (Linnaeus, 1758). Alcuni anni prima questa grave malattia, detta anche pebrina o mal delle petecchie, si era diffusa dalla Francia in Italia e aveva assunto i caratteri di una epizoozia causando ingenti danni alla bachicoltura.
In due brevi note, lette all'Accademia dei Georgofili e poi pubblicate negli Atti,[43] Marchi espose i risultati delle sue ricerche su alcuni allevamenti comparativi, tendenti a verificare l'efficacia del solfito e dell'iposolfito di sodio nella prevenzione o nella cura dell'infezione, arrivando alla conclusione che non erano entrambi di alcuna utilità nella lotta al «terribile flagello».[44]
Successivamente, in una lunga memoria,[45] fece il punto sullo stato delle conoscenze sulla malattia. Discusse delle cause e della natura del morbo, confermandone il carattere ereditario ma non contagioso. Ne espose i sintomi e descrisse le alterazioni anatomo-morfologiche riscontrate negli insetti infetti nei tre stadi di sviluppo di larva, di crisalide e di farfalla, con particolare attenzione all'organo serico che, o restava allo stato embrionario o, se si sviluppava, non produceva la sua normale secrezione. Si soffermò sui caratteri microscopici e sulla natura dei corpuscoli oscillanti di Cornalia,[46] la cui presenza era sintomo patognomonico della malattia e segno certo per la diagnosi di seme[47] infetto. Concluse infine la memoria discutendo dei rimedi proposti di prevenzione e cura dell'infezione.
Negli anni successivi Marchi si occupò ancora del baco da seta e delle sue malattie[48] sulle quali, ai Georgofili, «intrattenne l'Accademia con dotte memorie»,[34] l'ultima delle quali pubblicata nel 1867 come seconda edizione della precedente del 1864.[49]
Gli studi sui vermi parassiti
Durante gli studi di perfezionamento a Gießen, Marchi approfondì le sue conoscenze sugli elminti con Rudolph Leuckart, «il primo degli elmintologi moderni».[50] Proprio in quel periodo, nel dicembre del 1865, nel villaggio di Hederlsleben presso Magdenburgo, in pochi giorni. morirono oltre cento persone per un'infezione che, scambiata inizialmente per colera, fu poi diagnosticata correttamente come trichinosi. Per riferire sulla grave parassitosi e «per destare l'allarme contro il pericolo»,[51] Marchi scrisse e inviò una nota all'Accademia dei Georgofili nella quale trattò del nematode responsabile dell'infezione, la Trichina spiralis, e riferì sulle ricerche di Leuckart e Zenker sul ciclo vitale del parassita. Nello stesso lavoro Marchi si occupò anche delle due tenie[52] che parassitano l'uomo e descrisse il loro ciclo vitale dallo stato di cisticerco o di cenuro, in ospiti diversi, fino allo stato perfetto. Discusse infine delle cure proposte contro l'infezione di questi parassiti e delle norme che le autorità avrebbero dovuto seguire per impedirne le infestazioni.[53]
Questa nota non fu il primo lavoro elmintologico di Marchi, qualche mese prima si era occupato di una zoonosi minore pubblicando un articolo sulla cenurosi cerebrale delle pecore, il capostorno o vertigine, causata dallo sviluppo a livello del sistema nervoso centrale del Coenurus cerebralis, forma larvale cistica della Taenia multiceps.[54]
Gli elminti furono oggetto di numerose pubblicazioni anche negli anni successivi. Nel 1866 scrisse una lunga monografia sulla Spiroptera obtusa Rud.[55] nella quale, a una premessa con l'elenco degli ospiti, la sinonimia e i principali caratteri zoologici del nematode, fece seguire una dettagliata descrizione dell'anatomo-morfologia e dell'istologia tanto del maschio che della femminina che in questa specie sono caratterizzati da uno spiccato dimorfismo sessuale. Discusse poi dei risultati dei suoi esperimenti sulle migrazioni evolutive del parassita che confermavano quanto precedentemente evidenziato da Leuckart sullo sviluppo migratorio del parassita da una specie del genere Mus alla larva del Tenebrio molitor e viceversa.[56]
Nel 1869 descrisse una nuova specie di Taenia, rinvenuta nel tenue di una Loxia curvirostraLinnaeus, 1758, per la quale propose il nome di T. clavata, per la forma particolare della testa.[57]
Successivamente, dopo uno scritto divulgativo sui vermi parassiti,[58] trascrizione di una lettura al Museo di fisica e storia naturale di Firenze, e dopo una nota di considerazioni e proposte di igiene e profilassi contro le parassitosi causate da trichine e da cisticerchi, contenente una raccomandazione all'Accademia dei Georgofili «a farsi promotrice di una popolare istruzione a riguardo delle malattie provenienti da questi e da altri parassiti dell'uomo»,[59] Marchi pubblicò diversi lavori frutto di sue ricerche originali. Descrisse anche due nuove specie: il Distoma tursionisMarchi, 1873,[60] un trematode rinvenuto nel tenue del Delphinus tursio[61] e la forma larvale di un cestode, un cisticercoide ritrovato nella parete intestinale di un geco, l'Ascalobotes mauritanicus.[62]
Le ricerche su altri gruppi animali
Parallelamente agli studi sul baco da seta e sui vermi parassiti, Marchi portò avanti osservazioni e ricerche su altri gruppi o specie animali. Rientrano in questo settore i lavori morfo-istologici sull'epitelio vibratile e sulle cellule ciliari che egli condusse durante il soggiorno di studi a Bonn. Furono oggetto delle sue ricerche l'Anodonta cygnea, due specie di Helix, l'H. hortenis e l'H. pomatia e due specie di Limax, la L. rufa e la L. atra.[63]
Si occupò anche di vertebrati studiando l'epitelio dei ventricoli delle rane e delle pecore[63] nonché la morfologia dei peli di alcuni insettivori[64] e delle molte specie di chirotteri[65] che ebbe modo di esaminare nelle collezioni zoologiche del Naturhistorisches Museum di Vienna. Comparando forme e dimensioni tra vari generi e varie specie, mostrò come la morfologia di queste produzioni epidermoidee potesse essere di valido ausilio nella classificazione di questi mammiferi.
Allo stesso ambito appartengono poi le ricerche microscopiche sulle lane delle pecore che Marchi svolse ritenendole utili anche ai fini pratici «per giudicare l'uso di una varietà per certe industrie in preferenza ad altra congenere».[66]
Marchi condusse ulteriori ricerche sulle due specie di Limax, di cui si era servito per gli studi sull'epitelio ciliare. Nel 1867 infatti pubblicò un lavoro sull'anatomo-morfologia degli organi secretori di muco dei gasteropodi,[67] dimostrando che questi organi erano costituiti da glandule unicellulari di varie dimensioni immerse in un tessuto epiteliale.
Marchi fu anche un convinto sostenitore dell’ipotesi evolutiva di Charles Darwin e volle contribuire alla sua divulgazione, traducendo dall'inglese il voluminoso testo di Thomas Henry Huxley, Man's Place in Nature and Other Anthropological Essays[68]
A partire dalla seconda metà degli anni settanta dell'Ottocento i contributi di ricerca di Marchi diminuirono progressivamente come pure andò parallelamente riducendosi la sua produzione bibliografica. L'ultimo lavoro fu una comunicazione verbale su un caso di parassiti da larve di Homalomya prostrata del 1879, riportata nei Resoconti delle adunanze della Società Entomologica Italiana.[69]
Della vertigine o capogiro delle pecore, in Giornale Agrario Toscano, XII (n.s.), Firenze, Gabinetto Scientifico Letterario di G. P. Vieusseux, 1865, pp. 26-30.
L'oidio si comunica all'uomo?, in Giornale Agrario Toscano, XI (n.s.), Firenze, Gabinetto Scientifico Letterario di G. P. Vieusseux, 1864, pp. 200-201.
Il Museo Tecnologico, in Averardo Pippi, L’Istituto tecnico di Firenze: la sua storia e i suoi gabinetti, Firenze, Tip. Salvatore Landi, 1900, pp. 53-59.
^In effetti l'atto di fondazione dell'istituzione si può far risalire al 14 gennaio 1850 quando il Granduca Leopoldo II stabiliva, con un doppio editto, che la Classe di Arti e Manifatture, una delle tre Classi in cui era stata suddivisa l'Accademia di Belle Arti nel 1813, fosse separata dall’Accademia stessa e che Filippo Corridi ne assumesse la direzione. Nel 1853, con l'istituzione delle sei cattedre d'insegnamento tecnico e con le nuove dotazioni di supporto all'insegnamento, la Classe di Arti e Manifattura divenne l'I. R. Istituto Tecnico Toscano, inaugurato solennemente nel febbraio 1857 alla presenza di Leopoldo II (cfr. L’Istituto Tecnico Toscano, su Fondazione Scienza e Tecnica e Lotti, 2017, p. 61).
^Cfr. Ferdinando Abbri, Paolo Brenni, Aldo Colonetti, Mara Miniati e Paolo Galluzzi (introduzione), Le meraviglie dell'ingegno. Strumenti scientifici dai medici ai Lorena, a cura di Francesco Gravina, Firenze, Ponte alle Grazie, p. 93.
^Marchi avrebbe anche insegnato nel R. Collegio della SS. Annunziata al Poggio imperiale di Firenze prima, nel 1870, come maestro esterno incaricato di Storia naturale e, poi dal 1873, come titolare di cattedra per lo stesso insegnamento (cfr. Educatorii femminili, in Annuario della Istruzione Pubblica del Regno d'Italia pel 1870-71, Firenze, Tip. Claudiana di F. Bassi, 1871, p. 290 e Educatorii femminili, in Annuario della Istruzione Pubblica del Regno d'Italia pel 1873-74, Firenze, Regia Tipografia, 1874, p. 392). Sempre in quegli anni, altre istituzioni scolastiche lo ebbero come insegnante esterno: il R. Conservatorio di S. Maria degli Angeli detto degli Angiolini dal 1892 al 1900 e il R. Conservatorio delle signore Montalve alla Quiete dal 1892 al 1899 (cfr. Conservatori della Toscana, in Annuario della Pubblica Istruzione del 1892, Roma, Stab. Tip. di E. Sinimberghi, 1892, p. 252 e p. 253).
^A parte le riproduzione di numerosi modelli in cera che Tortori aveva già prodotto per il Museo di fisica e storia naturale, il materiale acquisito comprendeva diversi modelli originali che Tortori aveva eseguito diretto da Marchi. Tra questi gli ingrandimenti della Plasmopara viticola, responsabile della peronospora, della Phylloxera vastalrix, fitofago della vite, della Puccinia graminis o ruggine del grano e della Trichinella spiralis responsabile della trichinellosi. Questi modelli furono poi riprodotti per i Musei di Parigi e di Vienna, per il nuovo Museo Agrario di Roma, e alcuni per Louis Pasteur (cfr. Martini, 1895, pp. 495-496).
^Si tratta di sessantasei tavole a olio, eseguite tra il 1870 e il 1890 sotto la direzione di Marchi. Su un fondo nero e lucido, Tortori riprodusse vari aspetti delle scienze naturali dall'anatomia umana e comparata, alla morfologia e anatomia vegetale, alla geologia e geografia fisica (cfr. Le Collezioni del Gabinetto di Storia Naturale. Le tavole murali di Egisto Tortori, su fstfirenze.it, Fondazione Scienza e Tecnica).
^La collezione Blaschka comprendeva centodiciotto esemplari di Invertebrati marini, principalmente CelenteratiScifozoi, Echinodermi e Anellidi, tutti riprodotti con estrema fedeltà anche nelle loro caratteristiche morfologiche più minute. Fu acquistata da Marchi per ovviare all'impossibilità di ottenere dei preparati biologici naturali di questi organismi che erano allora conservabili solo in alcool ma con perdita dei colori e del turgore corporeo. Frutto di molteplici acquisti la raccolta derivava dalla «precisa volontà di Marchi di arricchire il Gabinetto di Storia naturale con una collezione didattica che offrisse un quadro sistematico delle principali specie di invertebrati degli ambienti marini europei, in linea con le conoscenze scientifiche allora più avanzate» (cfr. Laura Faustini e Stefania Lotti, La collezione Blaschka del Museo della Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze (PDF), in Museologia Scientifica Memorie, n. 17, Firenze, 2017, pp. 39-42).
^La collezione era costituita da oltre duecentocinquanta esemplari di funghi riprodotti in cera da Luigi Calamai, modellatore dell'Officina ceroplastica, diretta allora da Giovanni Battista Amici. Originariamente conservata al Museo di fisica e storia fu acquisita dall’Istituto Tecnico dopo il 1877, grazie all’opera di Marchi, ultimo direttore dell’Officina e poi preside dell'Istituto (cfr. Le Collezioni del Gabinetto di Storia Naturale. Funghi in Cera di Luigi Calamai, su fstfirenze.it, Fondazione Scienza e Tecnica).
^La collezione fu acquistata da Marchi nel 1902 presso la Stazione zoologica Anton Dohrn. Comprendeva duecentosettantasei esemplari di animali marini, principalmente invertebrati, raccolti nella seconda metà dell’ottocento nel mare del golfo di Napoli. Furono preparati in alcool da Salvatore Lo Bianco utilizzando le sue originali ed efficacissime tecniche di conservazione (cfr. Le Collezioni del Gabinetto di Storia Naturale. Animali marini, su fstfirenze.it, Fondazione Scienza e Tecnica).
^L’erbario raccoglie circa quattromila duecento exsiccata appartenenti a mille quattrocento novantadue specie, molte delle quali erborizzate nel corso di un trentennio dalla stessa marchesa Paulucci, cultrice appassionata di botanica. L'erbario fu donato dalla marchesa all'Istituto Tecnico nel 1902, per intercessione dell'amico e preside Marchi (cfr. Le Collezioni del Gabinetto di Storia Naturale. Erbari, su fstfirenze.it, Fondazione Scienza e Tecnica).
^Cfr. Onorificenze, promozioni e concorsi, in Annali universali di medicina, CLXXIV=XXVIII (IV), n. 521, Milano, Società per la pubblicazione deli Annali universali, 1860, pp. 468-469.
^In effetti Marchi era stato un fervente patriota già in giovanissima età. A soli sedici anni si era iscritto volontario nella Legione Accademica, istituita in Toscana con decreto del Governo provvisorio del 25 marzo 1849, e già allora era «sceso in armi in difesa della Terra Toscana contro l'austriaco invasore». Marchi partecipò anche alla terza guerra d'indipendenza nel 1866 (cfr. Bolla, 1924, p. XL).
^Cfr. Seduta del 25 gennaio 1863, in Atti Soc. It. Sc. Nat., V, Milano, Tip. Giuseppe Bernardoni, 1863, p. 21. Fu inoltre eletto Presidente della Sezione di zoologia e botanica durante la Sesta Riunione straordinaria in Siena del settembre 1872 (cfr. Adunanza generale di apertura, in Atti Soc. It. Sc. Nat., XV, n. 4, Milano, Tip. Giuseppe Bernardoni, 1873, p. 187).
^Cfr. Soci corrispondenti, in Annuario Società Filotecnica, Torino, Tip. e Lit. Foa, 1868, p. 25.
^Cfr. Accademie e Istituti scientifici, in Stato del Personale addetto alla Pubblica Istruzione del Regno d'Italia al 31 Decembre 1877, Roma, Tip. Eredi Botta, 1877, p. 78.
^Cfr. Ministero dell'Interno, Istituti di Pubblica Istruzione. Provincia di Firenze, in Calendario Generale del Regno d'Italia pel 1888, XXVI, Roma, Tip. Della Mantellate, 1888, p. 442.
^Cfr. Istruzione primaria e popolare, in Bollettino ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, VI, Roma, settembre 1880, p. 1017 e Nomine, promozioni e disposizioni, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 257, Roma, Tip. Eredi Botta, 3 novembre 1882, p. 4775.
^Questi corpuscoli, osservati per la prima volta da Carlo Vittadini e descritti da Emilio Cornalia, erano, come fu riconosciuto in seguito, le microspore del protozoociliatoNosema bombycis Näegely (Mixozoo Microsporide Nosematide) un endoparassitapatogeno specifico incondizionato
^Si tratta delle ovviamente uova del baco da seta.
^La monografia fu letta e approvata nell'Adunanza del 30 dicembre 1866 della R. Accademia delle Scienze di Torino e sarebbe stata pubblicata nelle Memorie dell'Accademia solo nel 1871 (cfr. Marchi, 1871a).
^Marchi, 1872b. Successivamente, infettando volontariamente con questo parassita diversi altri animali, Marchi dimostrò che il cisticercoide raggiungeva il suo completo sviluppo in un gufo, lo Strix flammea (Marchi, 1878a). Poi ancora, nel 1894, Vincenzo Diamare riconobbe il cisticercoide quale larva del Dipylidium echynorynchoides (cfr. Parona, 1911, p. 162).
^I documenti manoscritti sono conservati nell'Archivio Storico dell'Accademia dei Georgofili.
Bibliografia
Annuario del R. Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento in Firenze, Firenze, Tip. Successori Le Monnier, 1868-1922.
Gian Gastone Bolla, Commemorazione dei soci defunti e Relazione sugli studi accademici, lette alla Reale Accademia dei Georgofili nell’Adunanza solenne del 27 Gennaio 1924 dal Segretario degli Atti Avv. Prof. Gian Gastone Bolla, in Atti R. Acc. Georg., XXI (V), Firenze, 1924, pp. xxxix-li.