Si forma a Bologna dove tiene la prima personale nel 1965 presso la Sala Studio Bentivoglio. Dall'anno successivo abbandona le tecniche pittoriche tradizionali; nel 1967 sempre presso lo Studio Bentivoglio presenta la performance intitolata Il filtro e benvenuto all'angelo con un riferimento all'opera di Pino Pascali. Diviene presto uno dei protagonisti dell'Arte povera. Tra i materiali più usati da Calzolari troviamo il ghiaccio, la margarina, il piombo fuso, le scritte al neon, materiali metallici, organici e naturali, malleabili, con una preferenza per le relazioni che implicano il concetto di trasformazione e aggiungendo agli oggetti fisici il suono come esperienza temporale. Nel movimento dell'arte povera si distingue per la qualità poetica e letteraria dei propri lavori con azioni al limite della performance (Canto sospeso, 1973). È presente alla Biennale di Venezia negli anni 1978, 1980 e 1990. Nel 1992 è a Documenta IX a Kassel. Negli anni Ottanta torna a lavori pittorici tradizionali con astrazioni di matrice metafisica ed esistenziale, peraltro già precedentemente presenti insieme a dimensioni di tipo affettivo.[1][2]
Collection Sonnabend, Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Cape Musée d'art contemporain, Bordeaux; Hamburger Bahnhof, Berlin; Galleria Nazionale d'Arte, Roma.
1984
Coerenza in-coerenza. Dall'arte povera al 1984, Mole Antonelliana, Torino.
1975
Video Art, Institute of Contemporary Art, Philadelphia.
^Frac Picardie, su frac-picardie.org. URL consultato il 15 marzo 2021.
Bibliografia
Carlo Pirovano (a cura di), Calzolari, Pier Paolo, in La pittura in Italia : Il Novecento/2 : 1945-1990, vol. 2, Milano, Electa, 1993, pp. 646-647, ISBN88-435-3982-5.
Enrico Crispolti, Gli anni dello smarginamento e della partecipazione, in La pittura in Italia : Il Novecento/3 : le ultime ricerche, Milano, Electa, 1994, pp. 17-157, ISBN88-435-4840-9.