Eminenza grigia (éminence grise in francese) è un'espressione con la quale si indica una personalità molto influente ma poco visibile: si tratta di un soggetto che consiglia e aiuta altre persone, investite ufficialmente di un potere, a prendere decisioni, che trama all'ombra del potere o che si serve di altri soggetti per perseguire i propri scopi senza mai darlo a vedere.
Eponimia
Con questo appellativo divenne celebre il frate François-Joseph Le Clerc du Tremblay, originario di Lencloître e segretario del cardinale Richelieu: i suoi contemporanei lo consideravano infatti una delle menti del governo di Richelieu malgrado non rivestisse una carica ufficiale e conducesse una vita ritirata.
In un primo momento l'appellativo era usato per distinguere il frate, che indossava il saio grigio, dall'eminenza rossa, ovvero lo stesso Richelieu, che vestiva invece il manto dei cardinali. In seguito, nell'uso popolare, l'espressione è stata associata al comportamento del frate stesso e al suo influsso, quasi non visibile perché figurativamente nella "luce grigia".
L'appellativo si presta ad un utilizzo per metonimia più frequente di altri, perché è meno dipendente da una particolare epoca storica o da una singola forma di Stato, come era invece con il favorito per la monarchia assoluta o il cardinal nipote per il papato.
Tipologia e differenze
Rispetto alla situazione definita in senso oggettivo come power behind the throne, il sintagma "eminenza grigia" indica un ruolo stabilmente accettato da ambedue le parti del rapporto. Nei Paesi di cultura anglosassone è assimilabile la figura del kingmaker, appellativo nato per designare Richard Neville, XVI conte di Warwick, il cui ruolo principale fu di facilitatore dell'ascesa altrui al trono.
Per la stabilità del rapporto e per la sua opacità, è improprio applicarlo:
agli shōgun giapponesi nei confronti del Tenno, perché avevano un ruolo riconosciuto comparabile con quello di un primo ministro (mentre il termine si applica al Genrō nel periodo Meiji in Giappone);
ai ras delle genti abissine, che esercitarono un potere ampiamente riconosciuto tra le genti locali;
ai presidenti o sovrani de facto, che scelgono il titolare de iure della massima carica dello Stato e lo rimuovono a loro piacimento: tali furono Deng Xiaoping in Cina dopo la caduta di Hua Guofeng, Manuel Noriega a Panama dal 1983 al 1989.
Esempi storici
XI secolo a.C.
Il profeta Samuele con Saul, re di Israele, e successivamente Davide.
Henri Coiffier de Ruzé, marchese di Cinq-Mars, fu succeduto, nel ruolo di primo consigliere del re di Francia, dal cardinale Richelieu, che ne ispirò l'esecuzione nel 1642 per aver guidato una congiura; alla morte del successore di questi, Mazzarino, Luigi XIV decise di assumere su di sé la guida diretta degli affari di Stato;
Luís de Vasconcelos e Sousa, terzo conte di Castelo Melhor, favorito e primo ministro di Alfonso VI del Portogallo;
Sidney Godolphin, primo conte di Godolphin, era un protégé di Carlo II, pur proseguendo poi con una carriera parlamentare.
XVIII secolo
Axel Oxenstierna da favorito di Gustavo Adolfo divenne cancelliere del regno di Svezia e mantenne la carica sotto Cristina di Svezia, venendo alla fine rimpiazzato dal proprio figlio;
Il colonnello Edward Mandell House, nei riguardi del PresidenteWoodrow Wilson, sostituito da Edith Wilson, seconda moglie di Woodrow Wilson, nel periodo finale della sua vita.
Steve Bannon nei confronti del presidente statunitense Donald Trump[4], durante la campagna elettorale e la prima parte della presidenza
Note
^«Privato, chi non lo sapesse, era il termine in uso, a que' tempi, per significare il favorito di un principe.» Così Alessandro Manzoni ne I promessi sposi, al Cap. V, 370-371
^Si tratta di un titolo spagnolo per designare il favorito del monarca, che non va confuso con altre cariche più formali come reggente, viceré, confessore reale, segretario o consigliere di uno dei consigli del sistema polisinodiale. Fu valido di Filippo III, successivamente, Cristóbal Gómez de Sandoval y de la Cerda, duca di Uceda (1619-1621); furono validos di Filippo IV Baltasar de Zúñiga (1621-1622), Gaspar de Guzmán y Pimentel, conte-duca di Olivares (1622-1643) e Luis de Haro (1643-1661); furono validos di Carlo II di Spagna (1665-1700) il gesuita Juan Everardo Nithard (1666-1669) e Fernando de Valenzuela (1671-1676).
^Jane Bussey, "Joseph Marie Córdoba Montoya" in Encyclopedia of Mexico vol. 1. p. 344. Chicago: Fitzroy and Dearborn 1997.